La vita quotidiana dei pastori

Consuetudini sociali
Informazioni

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Datazione

Dalla preistoria

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In breve

«Una vita vagabonda e solitaria».

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Storia e descrizione

La vita del pastore può senz’altro presentarsi come bucolica, agreste, sempre a contatto con una natura originaria ormai perduta; se pensiamo ad esempio al dormire all’addiaccio, al vivere con gli animali, ai paesaggi mozzafiato che circondano queste figure arcaiche. Tuttavia, ad uno sguardo più attento, la quotidianità del pastore rivela di certo una differenza radicale dai ritmi frenetici urbani, ma anche un mondo di fatiche, di pericoli, di sacrificio, di resistenza e perfino di alienazione.

Il pastore si sveglia presto, molto presto, prima dell’alba. Dopo aver dormito “con un occhio solo” deve spostare continuamente il recinto, deve controllare che le sue pecore siano sane e deve difendersi dai suoi nemici: da quelli “fisici”come le intemperie o i burroni; da quelli animali come volpi, vipere, lupi e orsi; e da quelli umani: pastori rivali tra i pascoli, agricoltori in pianura.

Costretto dalla fame del gregge ad invadere la proprietà privata, viene considerato un ladro, un abusivo, un reietto. Sempre armato di bastone e insieme al suo cane fedele, altra grande nemica è la solitudine, contro la quale non ci sono difese.

Certamente un tempo, prima dell’avvento della modernità, tutto ciò rendeva la vita del pastore veramente dura; ancora oggi tuttavia, anche se si gode di tutta una serie di comfort come la roulotte per dormire o il cellulare per restare in contatto, rimane pur sempre uno dei mestieri più duri.
La giornata viene scandita dalle esigenze del gregge, che attualmente è composto da almeno 300 capi, anche se un vero gregge bergamasco si compone di 700-800 capi, il cherende necessaria la presenza di aiutanti e di cani fidati, per condurre il gregge alla ricerca dell’erba migliore. Una pecora adulta pascola in genere due volte al giorno, brucando fino a 10 chili d’erba al giorno. Inoltre in montagna l’alimentazione deve essere integrata con il sale.
Una volta che gli ovini si sono saziati, si riuniscono e cominciano aruminare, momento in cui, forse, anche il pastore può riposare.

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Bibliografia

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  • G. Goldaniga, Il Gaì delle valli bergamasche e della valle camonica, Valgrigna edizioni, Esine, 2016
  • Carissoni A., Pastori. La pastorizia bergamasca e il vocabolario Gaì, Edizioni Villadiseriane, Villa di Serio, 2004
  • Volpi L., Usi Costumi e Tradizioni Bergamasche, (1937), Il Conventino di Bergamo, Bergamo, 1978
  • Corti M. (a cura di), La Transumanza tra storia e presente, Edizioni Festival Pastoralismo, Corna d’Imagna, 2019

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28 Giugno 2024

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