La tradizione mineraria a Gorno

Artigianato tradizionale
Informazioni

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Datazione

Le miniere conosciute certamente in età romana, ma è possibile che, almeno superficialmente, siano state sfruttate in età più antica.

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In breve

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Storia e descrizione

Le miniere di Gorno riguardavano in particolare l’estrazione dello zinco.
Sebbene non esistano documenti certi, è probabile che l’utilizzo dei giacimenti sia continuato in età medievale. Per certo si sa che nel 1482, dieci anni prima che Cristoforo Colombo scoprisse l’America, un decreto della Serenissima Repubblica di Venezia autorizzava in via ufficiale la riapertura delle miniere.
L’utilizzo andò avanti in una maniera che potremmo definire “artigianale” fino a metà dell’Ottocento, dopo di che lo sfruttamento si fece di tipo più sistematico e ingente, potremmo dire industriale e continuerà per tutto il Novecento, fino al 1982.

I siti minerari più antichi sono quelli di Costa Jels: è stato accertato che proprio qui si trovavano i siti estrattivi dell’epoca Romana che, a differenza di quanto accaduto dall’Ottocento, non si spingevano molto sotto la superficie. La polvere da sparo e quindi la fabbricazione degli esplosivi, certamente ha avuto una conseguenza importante nell’andare in profondità delle gallerie di estrazione, anche in Valle del Riso.

Il lavoro nella miniera veniva svolto a forza di piccone e pala e poi di martello pneumatico, una specie di trapano che nei decenni ha avuto una forte evoluzione.
Diverse le figure professionali coinvolte nell'attività estrattiva, a cominciare dal minatore che scendeva nelle gallerie e svolgeva la parte fondamentale dell’estrazione, ma poi erano importanti anche le figure delle “taissine” e dei “galee”.

Non c’erano soltanto i minatori al lavoro nelle miniere di zinco e piombo di Gorno, ma anche donne e bambini. Le donne venivano impiegate nella cernita del materiale roccioso, erano chiamate “taissine”, i ragazzi e i bambini erano spesso utilizzati per portare fuori dalle strette gallerie la roccia scavata.

In diversi casi le donne, oltre ai ragazzi, portavano a spalla le rocce scavate dai minatori fino ai piazzali situati all’ingresso delle gallerie dove altre donne, le “taissine”, provvedevano usando un martello a liberare il minerale dal materiale sterile, inutile. Stavano sedute su sgabelli, spezzavano materiale e poi deponevano il minerale vicino alla stazione dove si raccoglieva il minerale che poi passava alla laveria.

Il lavoro delle Taissine andò avanti per tutti gli anni Cinquanta, ma in buona parte era già stato sostituito da processi meccanici che diminuirono il bisogno di manualità e al contempo lo alleggerirono.
L’eredità di quelle donne che lavoravano sedute su rudimentali sgabelli con ogni tempo, sotto il sole e con la pioggia, e che dovevano alternare il lavoro alla miniera con quello domestico, non è stata dispersa, ma vive ancora negli spazi dell'Ecomuseo delle Miniere di Gorno e nel gruppo folklorico delle Taissine. Lo scopo del gruppo è proprio quello di mantenere viva la memoria di quelle donne, di quelle terribili fatiche. Il gruppo delle Taissine canta canzoni popolari, ispirate al lavoro, come quella dedicata proprio a questa figura femminile, in dialetto bergamasco.
Ecco una strofa: “I part ala matina de bun’ura / en del bigarol due fete de polenta / ol sedelì ‘mpienìt de acqua fresca / ol sedelì ‘mpienìt de acqua fresca”
(Partono alla mattina di buon’ora, due fette di polenta nel grembiule e un recipiente di acqua fresca).
Dalle Taissine venne un esempio di tenacia e sacrificio che ancora oggi è bene ricordare e trasmettere.

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Enti e associazioni impegnate nella tutela e valorizzazione

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Comune di Gorno

Guide dell'Ecomuseo delle Miniere di Gorno

Associazione Taissine

Storici locali impegnati nella ricerca: Luigi Furia, Adriano Baccanelli

Luoghi della cultura

Ecomuseo delle Miniere di Gorno

Monumento al Minatore e alla ”Taissina”

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Foto documentario sulle miniere di Gorno (Bergamo), Ecomuseo delle Miniere di Gorno

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Bibliografia

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  • Luigi Furia, Le miniere di piombo e zinco della Bergamasca, Bolis Edizioni, 2012
  • Giovanni Maironi da Ponte, Dizionario Odeporico Bergamasco, 1820 (ripubblicato da Claudio Tognozzi nel 2023)
  • Federico Squarzina, Miniere di blenda, calamina e galena, Rivista Mineraria, 1960
  • www.taissine.it/tradizione-e-folklore/libri-e-documenti

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28 Giugno 2024

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