La tradizione del Venerdì Santo di Vertova
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Storia e descrizione
A Vertova l'usanza di celebrare il Venerdì Santo risale al 1725, quando lo scultore Andrea Fantoni realizzò per la parrocchia di Santa Maria Assunta di Vertova, la statua in legno del Cristo in Croce, con un particolare che colpisce: le braccia possono richiudersi e Gesù può venire staccato dalla croce. Di fatto il Cristo in croce è diventato il protagonista di tutta la sacra rappresentazione del Venerdì Santo di questo comune.
Si pensa che la tradizione possa affondare radici in un’epoca ancora precedente: quello che è sicuro è che comunque nel 1725 venne realizzata la statua e che nel 1736 il vescovo di Bergamo abbia ufficialmente autorizzato la processione.
Oggi la tradizione è ancora viva e si svolge puntualmente a ogni Venerdì Santo. Ha fatto eccezione il 2020, anno dell’epidemia di Covid. Esiste a Vertova un gruppo che si occupa in maniera specifica di questo evento e che è coordinato da Renato Anesa, nato in paese, classe 1958. I ruoli vengono tramandati di padre in figlio, quando è possibile; il sodalizio è strutturato secondo quanto richiede la coreografia della processione e ogni gruppo ha un suo coordinatore che poi fa riferimento ad Anesa.
Quindi ciascun nucleo di picchieri (tre nuclei, sono soldati con la picca, cioè con la lancia) ha un suo responsabile e così i Giudei, i Romani, i portatori, le lanterne.
La particolarità della processione di Vertova è che in Chiesa e per le strade del paese viene condotto il Cristo morto sulla lettiga, ma al tempo stesso è presente una figura incappucciata e vestita di rosso che cammina a piedi nudi nelle strade ancora gelide del paese e porta la croce: è la figura di Gesù. Si attua perciò al contempo una processione del Cristo morto, ma anche una via Crucis, con tanto di partecipazione del Cireneo, pure incappucciato, ma vestito di bianco. Partecipano a questa sacra rappresentazione, trentasei figuranti, più il loro coordinatore.
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Enti e associazioni impegnate nella tutela e valorizzazione
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