La leggenda della donna del Gioco

Tradizioni Orali
Informazioni

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Datazione

Dalla metà degli anni Settanta Marino Anesa si è dedicato a raccogliere e studiare documenti della cultura orale tradizionale nel territorio bergamasco. Le prime registrazioni effettuate ad Albino risalgono agli anni 1978 e 1979.

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In breve

Nel mondo contadino l’arte del narrare aveva un preciso spazio rituale nelle veglie di stalla.
Fiabe, racconti scherzosi e storie di paura animavano nelle lunghe sere d’inverno i momenti d’incontro.

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Storia e descrizione

Una parte notevole dei repertori orali è costituita dalle cosiddette “storie di paura”, cioè dai racconti che presentano le gesta dei folletti, diavoli e streghe e dei vari “spiriti” che popolano le credenze tradizionali. La Donna del Gioco è una fata-strega, accompagnata da un branco di cagnolini, che conosce i segreti delle erbe e ha la capacità di dominare gli animali, un’iniziatrice che insegna alle altre donne la magia vegetale e i rimedi contro le malattie e i malefici. La donna del gioco è un personaggio che ha popolato la fantasia di intere generazioni di bergamaschi, imperversando un po’ dappertutto con i suoi scherzi impertinenti e i giochetti astuti con i quali si divertiva alle spalle dei malcapitati che avevano la sventura di incontrarla. I comportamenti e le azioni attribuite a questa fantasiosa creatura variano a seconda delle zone, ma alcuni aspetti del carattere e del portamento sono comuni a tutte le tradizioni che la riguardano. In genere, viene rappresentata come una figura alta e allampanata, quasi diafana, con i capelli costantemente arruffati, vestita di lunghe gonne nere e con uno scialle a larghe frange buttato alla meglio sulle spalle. Talvolta era accompagnata da una quarantina di cani bianchi o da sette gatti, ciascuno con appeso al collo un piccolo sonaglio. Poco avvezza ad agire alla luce del sole, si scatenava al primo apparire del crepuscolo e diventava la regina incontrastata della notte. Allora la sua vita si trasformava in un frenetico girovagare sopra i monti e le vallate più impervie, che risaliva con una agilità e una leggerezza da lasciare stupiti. E poi, dall’alto delle vette si allungava prodigiosamente fino al cielo, tentando di giocare con le stelle e di fare l’altalena con la falce della luna calante.

Al carattere originale di signora dell’abbondanza e della fertilità, si va in seguito sostituendo, nei processi dell’Inquisizione , il ruolo di guida del sabba e dei convegni stregoneschi, fino a quando il suo posto viene preso dal diavolo. Ora chiamata Domina, Erodiade, Matrona, Madonna Oriente e in altri modi, appare nelle tradizioni popolari di ogni area geografica, con una presenza particolare oltre che ad Albino anche in Val Brembana e in Valle Imagina.

Il suo mito si sovrappone spesso a quello della Caccia morta, un branco di cani ululanti, spiriti di cacciatori morti che non trovano pace perché in vita hanno trascurato di frequentare la messa nei giorni festivi.

Mario Anesa scrisse "La donna del gioco, racconti popolari delle terre di Albino". Il volume presenta un’antologia di racconti, registrati in varie occasioni dagli anni Sessanta agli anni Novanta e trascritti nell’originale veste dialettale e in traduzione italiana.
L’incontro nel 2005 tra il ricercatore Anesa e il creatore d’immagini Bernard Iacques (Berjac) ha poi dato vita a una singolare collaborazione artistica: ispirandosi ai racconti e visitando i luoghi in cui sono nati, Berjac ha realizzato le tavole e i disegni che arricchiscono il pregio di questa pubblicazione.

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Enti e associazioni impegnate nella tutela e valorizzazione

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Comune di Albino

Bibliografia

Marino Anesa, La Donna del Gioco. Racconti popolari delle Terre di Albino. Illustrazioni di Berjac. Ferrari Editrice e Città di Albino, 2006

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28 Giugno 2024

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