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Acquistato dalla famiglia Calvi nel 1822 e inattivo dal 1972 dopo l’alluvione che ha colpito il territorio di Albino

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Un'antica fucina con maglio ad acqua, i cui mulini esterni purtroppo sono deteriorati, ma all'interno, sono presenti ancora le macchine che venivano mosse tutte rigorosamente grazie ai salti d'acqua, compresa la tromba idro-eolica.

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Nei magli (mài) l’abilità e la forza degli artigiani trasformava i lingotti di ferro in ogni sorta di attrezzi utilizzando l’energia dell’acqua e del fuoco.
Il maglio vero e proprio consisteva in una sorta di gigantesco martello azionato dall’acqua.
Una pesante trave oscillante era incernierata tra due blocchi di pietra; sulla estremità più lunga era sistemata la testa del martello che per il peso poggiava su di una bassa incudine. Dalla estremità più corta fuoriusciva invece una espansione di ferro, su cui agivano
Quattro barrette metalliche sporgenti da un fuso di legno rotante posto ortogonalmente, solidale con la ruota idraulica situata all’esterno dell’edificio. Ad ogni rotazione della ruota, per quattro volte le barrette spingevano in basso il trave e lo lasciavano risalire, causando il movimento opposto dell’altra estremità, dove la testa metallica veniva alzata e poi lasciata ricadere sull’incudine.

L'ambiente interno del maglio è stato recentemente sistemato ed è oggi, oltre che parte dell'itinerario di visita proposto dal Museo Etnografico della Torre di Comenduno, anche sede per molti eventi culturali e di valorizzazione degli antichi mestieri. L'iniziativa più importante che è stata riproposta negli scorsi anni è la Frósca al Mài verso la fine di maggio. La frósca, è ramo fronzuto, che appeso al portone o al cancello o al cornicione di casa, segnalava un sito, perchè diventasse luogo di convivialità.

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