Tradizioni Orali
Informazioni

----> PERSONALIZZA QUI DI SEGUITO IL TUO TITOLO

Datazione

Testimonianze di utilizzo già nel XVI secolo

----> PERSONALIZZA QUI DI SEGUITO IL TITOLO ED IL TESTO INSERENDO UNA BREVE DESCRIZIONE

In breve

Se ci si chiede quali siano le «tradizioni ed espressioni orali» nella cultura dei pastori, sembra non sorgere alcun dubbio: il gaì.

----> PERSONALIZZA QUI DI SEGUITO IL TITOLO ED IL TESTO ESTESO DELLA SCHEDA

Storia e descrizione

Il gaì è in effetti molto più che una semplice espressione culturale in forma orale, è un vero e propriolinguaggio, usato dai pastori per comunicare tra loro ‒ essendo spesso di provenienza diversa ‒ e per non farsi comprendere dai rivali contadini durante il periodo di svernamento. Ma attenzione: non si tratta di un semplice dialetto,un sottodialetto o una lingua falsa; il gaì è più propriamente un gergo. Un gergo di mestiere anzi, come ne esistono tanti altri, da quello dei calzolai a quello degli spazzacamini, dei mercanti e degli ombrellai; capace di generare un grandesenso di appartenenza.

Il gaì è una lingua arcaica di cui abbiamo testimonianze già nel XVI secolo, una lingua complessa, stratificata neltempo, che ha attinto da diversi serbatoi linguistici: lingue antiche come latino, gaelico e germanico; lingue e gerghi stranieri come il rotwelsch tedesco e l’argot francese; altri dialetti regionali ed altri gerghi di mestiere; il che ci riporta alla natura nomade del pastore transumante. Inoltre, siccome era lingua per pochi, il gaì non si è tramandato sempre uguale a se stesso, ma si è dovuto modificare, proprio per sfuggire alla comprensione di uditori indesiderati.

Ad oggi il gaì si trova ad essere “a rischio estinzione”, avendo perso la sua funzione originaria e inserendosi in una crisi generale che riguarda la cultura tradizionale e agricola tutta. Anche se il pastoralismo negli ultimi decenni ha visto una rinascita, secondo nuovi mezzi e modalità, pochi pastori saprebbero sostenere una conversazione in gaì, nonostante molti siano stati i tentativi di raccolta di vocabolari e frasari, complice anche la sua difficoltà.

Non si tratta infatti di una semplice lingua che si può imparare come le altre: la sua struttura linguistica è la frase; da inscrivere in contesti quotidiani e lavorativi ben precisi, frutto della ripetizione, dei gesti, delle arti e delle fatiche del mestiere. Inoltre va ricordato che il pastore non è di molte parole.

A Parre, dove forte è il legame con le tradizioni e di rilievo è il passato connesso all'attività pastorizia, dal 2023 è stata inserita nel calendario di eventi annuali la Santùsa di Tacolèr, la tradizionale festa dei pastori locali con il loro dialetto chiamato "gaì". Un momento importante di valorizzazione e divulgazione.

----> PERSONALIZZA QUI DI SEGUITO IL TUO TITOLO

Enti e associazioni impegnate nella tutela e valorizzazione

----> PERSONALIZZA QUI DI SEGUITO LA TUA LISTA (TROVERAI I CAMPI TESTO DA COMPILARE)

Comune di Parre

Pro Loco Parre

Storici e studiosi locali: Anna Carissoni, Renata Carissoni, Bruno Visini, Aldo Imberti

----> INSERISCI DI SEGUITO IL LINK DEL TUO VIDEO (YOUTUBE, VIMEO etc)

Il gaì, una lingua furbesca tra la ValSeriana e la Val Camonica, Archivio Bergmasco

Parre, festa dei pastori con la transumanza, Antenna2 TV

Tutto il Gaì in una nuova antologia, Più Valli TV

----> PERSONALIZZA QUI DI SEGUITO IL TUO TITOLO

Bibliografia

----> PERSONALIZZA QUI DI SEGUITO LA TUA LISTA (TROVERAI I CAMPI TESTO DA COMPILARE)

  • Carissoni A., Pastori. La pastorizia bergamasca e il vocabolario Gaì, Edizioni Villadiseriane, Villa di Serio, 2004.
  • Goldaniga G., Il Gaì delle valli bergamasche e della valle camonica, (1977) Valgrigna edizioni, Esine, 2016.

POST A COMMENT

Write a Review

331.207740890
85 Visualizzazioni
Argomenti Correlati
28 Giugno 2024

    Nome e Cognome



    Telefono / Cellulare



    E-mail


    Scrivi un messaggio

    Accetto il trattamento dei miei dati come descritto nella Privacy Policy:

    Creando un account accetti i nostri Termini e le nostre Condizioni