Il Baghèt

Arti dello Spettacolo
Informazioni

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Datazione

In Bergamasca, dal 1300. Nel 1793 il pittore Lattanzio Querena di Clusone immortalò un suonatore di baghèt.

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In breve

La musica è elemento imprescindibile dell’identità culturale di un popolo e in ValSeriana essa è diretta emanazione di strumenti che vivono oggi una seconda giovinezza: il baghèt (o meglio l’antica cornamusa bergamasca) è sicuramente tra questi.

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Storia e descrizione

Si tratta di uno strumento povero, nato e cresciuto tra i pastori. I suonatori erano per la maggior parte contadini, e si ritrovavano nelle stalle d’inverno. Passata l’Epifania, poco prima del carnevale, il baghèt veniva riposto, per essere ripreso agli inizi dell’inverno successivo, a San Martino. Con il baghèt si suonava l’antica “pastorèla” e si accompagnava il canto.

Così Antonio Tiraboschi descriveva lo strumento nel “Vocabolario dei dialetti bergamaschi antichi e moderni” del 1873: “Sorta di strumento pastorale composto di un otro (Baga) e di quattro cannelle: Bochì, Pia o Diana, Orghegn o Bas. Il bochì è la cannella più corta, con foro unico in cima per gonfiar l’otro col fiato. La Diana o Pia è la cannella un po’ più lunga, terminata in campana, con pochi fori da aprirsi e chiudersi con il polpastrello delle dita e così dare una qualche modulazione al suono che ne esce collo stringere l’otro fra il petto e le braccia. I Bas o Orghegn sono le due cannelle servire da accompagnamento”.

La riscoperta del Baghèt
Un importante impulso alla riscoperta dello strumento fu dato dagli studi del ricercatore, musicologo e liutaio Valter Biella, autore nel 2010 del volume “Pia o baghèt, la cornamusa in terra di Bergamo” edito dal Comune di Casnigo. «Per molti suonatori – scrive Biella – la cornamusa prendeva nome direttamente dalla sacca, la baga, anzi per maggior precisione da una piccola sacca, un piccolo otre, cioè un baghèt».

Nel municipio di Casnigo, che una specifica delibera del Consiglio Comunale stabilì nel 2009 di conferire al paese il titolo di “patria del Baghèt”, sono conservati due antichi strumenti, appartenuti il primo al casato degli Zilioli (conosciuti come “Fiaì”), e il secondo a Giacomo Ruggeri detto “Fagòt”, probabilmente ultimo suonatore di baghèt dell’intero arco alpino sino agli anni ’60 e successivamente testimone di un’arte tramandata attraverso la sola tradizione orale.

Oggi il baghèt (il cui “luogo del cuore” è il Santuario della Santissima Trinità di Casnigo) si avvale dell’attività di alcuni suonatori, che tengono viva una tradizione secolare, attraverso le attività dell’Associazione culturale "Il baghèt".

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Enti e associazioni impegnate nella tutela e valorizzazione

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Associazione culturale ``Il baghèt``

Comune di Casnigo

I luoghi della cultura

Santuario della Santissima Trinità di Casnigo

Santuario della Madonna d'Erba di Casnigo

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Baghèt e canto popolare. Casnigo (BG) 5 gennaio 2008, canti di Caterina Zilioli, n. 1928, di Casnigo

Gli strumenti musicali della tradizione: il baghèt bergamasco, FITP - Comitato di Bergamo

Bibliografia

Antonio Tiraboschi, “Vocabolario dei dialetti bergamaschi antichi e moderni”, 1873

Valter Biella, “Pia o baghèt, la cornamusa in terra di Bergamo”, 2010, Comune di Casnigo

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28 Giugno 2024

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