I saperi del pastore

Artigianato tradizionale
Informazioni

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Datazione

Dalla preistoria

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In breve

Considerata dal punto di vista dei saperi e delle tecniche necessarie allo svolgimento del mestiere, la pastorizia appare come una vera e propria arte, al cui interno possiamo trovare una valanga di conoscenze depositate e trasmesse di generazione ingenerazione.

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Storia e descrizione

Innanzitutto per quanto riguarda la transumanza, il pastore deve conoscere i luoghi specifici, i tragitti, i ripari, le soste. Quindi è necessaria anche una grande conoscenza metereologica.
In secondo luogo, il pastore deve sapere anche tosare, cercando di farlo il più rapidamente possibile, immobilizzando l’animale mettendosi a cavalcioni su di esso, ed evitando di ferirlo; una volta si utilizzava il «forbès», oggi invece viene impiegata una tosatrice elettrica.

Un’altra grande abilità richiesta al lavoratore era per la costruzione di ricoveri fissi per le pecore, ovvero di recinti circolari con muri a secco, poi bisognava costruire delle capanne per offrire riparo agli agnelli, infine veniva la capanna del pastore; talvolta, durante la transumanza, si dovevano trasformare dei ruderi o delle case abbandonate in ovili provvisori.
Altra grande destrezza occorre nell’addestrare il cane, compagno fidato di ogni pastore, vero e proprio aiutante capace dicondurre il gregge ad un solo cenno del suo padrone. Poi vi sono molte altre abilità specifiche che un buon pastore devemostrare di possedere: deve assistere gli animali durante il parto, deve marchiare le proprie bestie, deve saper conservare la carne e deve essere anche un abile commerciante.

Ma la conoscenza più importante di tutte è probabilmente quella della cura del bestiame. Il pastore deve infatti prevenire il suo gregge da tutta una serie di malattie come l’afta, l’idroemia, la scabbia e la verminosi. Un tempo, prima dell’avvento dei vaccini, che comunque non ci sono per tutte le malattie, esistevano molti rimedi: come l’applicazione di solfato di rame per l’infezione in mezzo alle unghie, oppure veniva messo un bolo di sale in bocca per infezioni alle ginocchia o alle giunture.
Per il morso della vipera si usava applicare della corteccia di frassino o dell’ammoniaca dopo aver inciso la ferita. Oppure ancora, per la scabbia si usava il tabacco.

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Bibliografia

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  • G. Goldaniga, Il Gaì delle valli bergamasche e della valle camonica, Valgrigna edizioni, Esine, 2016
  • Carissoni A., Pastori. La pastorizia bergamasca e il vocabolario Gaì, Edizioni Villadiseriane, Villa di Serio, 2004
  • Volpi L., Usi Costumi e Tradizioni Bergamasche, (1937), Il Conventino di Bergamo, Bergamo, 1978
  • Corti M. (a cura di), La Transumanza tra storia e presente, Edizioni Festival Pastoralismo, Corna d’Imagna, 2019

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28 Giugno 2024

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