Eredità di comunità

Un lavoro di memoria collettiva

Ereditare

Non si eredita per davvero qualche cosa, se chi lo riceve non se ne appropria per davvero e non lo trasforma rispetto a ciò che era quando apparteneva al precedente depositario. Ereditare significa fare mio, sia nel senso della riconoscenza verso chi mi ha lasciato qualcosa, sia nel senso della spoliazione simbolica di ciò che era prima per farne ciò che è ora. È un atto complesso, sofisticato, delicato e carico di significati. Tutto ciò vale anche per le eredità simboliche e collettive come quelle di un patrimonio culturale immateriale. Si riceve, si trasforma e ce ne si appropria. Solo in questo modo quel patrimonio sarà ancora attivo, significativo, vivo e vitale. Le tradizioni, le storie, le parole, le usanze, i riti, i miti, tutto ciò che compone il patrimonio immateriale di quella strana formazione sociale che chiamiamo la nostra gente è appartenuto a qualcuno prima di noi.

La comunità

Ciò che noi designiamo abitualmente come comunità ci appare come un gruppo sociale omogeneo nel quale i legami tra le persone sono forti, solidi, in un certo senso “naturali”. È il noi differente da loro. Tuttavia, non è così semplice: nelle comunità non è tutto latte, miele e relazioni semplici. Nella comunità, gli individui sono vincolati dalla necessità dell’altro per essere completi: stanno assieme perché da soli sarebbero meno di quel che sono quando sono uniti. Ogni atto di memoria collettiva è quindi una scelta: noi, insieme, oggi, scegliamo di ricordare qualche passato perché riteniamo che sia importante per noi farlo; perché il passato parla al nostro presente e al nostro futuro.

Custos Vallis

La nascita di un progetto

Promoserio, in collaborazioni con Comunità Montana Valle Seriana, Università degli Studi di Bergamo e professionisti del mondo culturale, è partito proprio proprio da qui: dalla volontà di dar vita a un progetto di scoperta e valorizzazione di tutte le multiformi conoscenze e rappresentazioni che compongono il patrimonio immateriale identitario della ValSeriana.

Si tratta di un percorso articolato e in costante divenire, che nella messa online di questo sito vede la prima tappa di un processo destinato a proseguire negli anni, a modificarsi e arricchirsi con il contributo di tutti coloro che vorranno condividere saperi e valori e di chi potrà utilizzare questo strumento per ricerche e studi.

Lo spazio digitale – realizzato grazie al contributo del GAL Presolana e Laghi Bergamaschi è da intendersi come uno strumento che guarda al passato come valore condiviso, come fonte di ispirazione per futuri progetti di valorizzazione e promozione territoriale.

Il progetto si è posto in prima battuta una finalità di metodo, per delineare una sorta di manuale d’istruzioni autorevole, con criteri di catalogazione e indagine che siano riconosciuti e condivisi da tutti coloro che si occuperanno dell’argomento negli anni a venire.

L’importanza di questa operazione presuppone la necessità di innescare nuove reti di collaborazioni tra storici locali, professionisti del settore, ricercatori, musei, operatori turistici e comunità locale, ognuno disposto a mettere a disposizione della collettività e del territorio il proprio bagaglio culturale.

Si tratta di un lavoro attivo, collettivo e di memoria, fatto di storie, di memorie, di eventi vissuti in prima persona, di incontri e confronti, di saperi custoditi e trasmessi, con una propria personale interpretazione. Da qui arriva “Custos Vallis“: luogo di cultura e non semplice contenitore, grazie alle parole e alle conoscenze dei Custodi del Patrimonio.

Con i contributo di tutti sarà possibile produrre coesione sociale e rinsaldare i legami tra di noi nel tentativo di rispondere alla domanda: chi siamo?



Il patrimonio immateriale

Di cosa si tratta?

Per “patrimonio culturale immateriale” s’intendono le prassi, le rappresentazioni, le espressioni, le conoscenze, il know-how – come pure gli strumenti, gli oggetti, i manufatti e gli spazi culturali associati agli stessi – che le comunità, i gruppi e in alcuni casi gli individui riconoscono in quanto parte del loro patrimonio culturale. Questo patrimonio culturale immateriale, trasmesso di generazione in generazione, è costantemente ricreato dalle comunità e dai gruppi in risposta al loro ambiente, alla loro interazione con la natura e alla loro storia e dà loro un senso d’identità e di continuità, promuovendo in tal modo il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana.
[
Art. 2.1 – Convenzione UNESCO per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, 2003]

Partendo dalla definizione più autorevole del patrimonio immateriale, ci si è resi conto di come l’azione di tutela e di salvaguardia del patrimonio immateriale è da indirizzare alle comunità e a coloro che se ne prendono cura in quanto custodi della cultura immateriale. I beni inoltre non sono considerati tanto come oggetti, quanto piuttosto come azione, come produzione di beni materiali.

Si tratta quindi di qualcosa di ancor vivo, ancorato a una tradizione , ma che tuttora, con diverse modalità, viene trasmesso “di generazione in generazione”.

Per stabilire cosa è patrimonio immateriale quindi, sono stati presi in considerazioni alcuni criteri che guideranno la ricerca e la selezione di materiale da considerare. Sono quindi queste, poche e semplici, le domande che dobbiamo farci per stabilire se siamo di fronte a un bene immateriale:

  • È veicolo di appartenenza identitaria a una comunità?
  • È ancora oggi trasmesso? Ha continuità con il passato?
  • É espressione della diversità e della creatività umana?
  • È legato ad aspetti della cultura materiale?

Le categorie in cui verrà catalogato il patrimonio immateriale, eredi di quelle UNESCO ma con i dovuti aggiustamenti alla luce dell’analisi del contesto territoriale in cui ci troviamo a operare, sono le seguenti: Tradizioni orali; Arti dello spettacolo; Eventi rituali e festivi; Consuetudini sociali; Artigianato tradizionale.

Facendosi guidare da questi quesiti, sarà quindi possibile viaggiare attraverso le storie, le tradizioni, le leggende delle molte comunità della ValSeriana e creare una mappa, il più possibile completa e rappresentativa, di quella che è la cultura del territorio, indispensabile per capire il passato e garantirne un presente e un futuro.

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